La pressoterapia è un trattamento estetico sia per la donna che per l’ uomo che attraverso la stimolazione meccanica di diverse aree del corpo aiuta a migliorare la funzionalità del sistema linfatico e circolatorio. È possibile parlare di un massaggio drenante, vero e proprio, effettuato con dispositivi pneumatici a controllo computerizzato. Il progressivo afflusso e deflusso dell’aria compressa nei cuscini permette di massaggiare i tessuti riattivando la microcircolazione e gli scambi metabolici.

La rivoluzione scientifica e tecnologica degli ultimi anni ci ha permesso di fare importanti passi in avanti in diversi ambiti, cambiando profondamente la nostra quotidianità e le nostre abitudini. Nel campo della medicina estetica, l’introduzione di nuove tecniche ha permesso di migliorare sensibilmente la qualità della vita spingendola verso una nuova frontiera del benessere. La pressoterapia è una di queste nuove tecniche; l’incontro tra il vecchio e il nuovo, tra la tradizione e l’innovazione.

Pressoterapia cos’è?

La pressoterapia trova largo impiego per la cura di:

  • Cellulite
  • Ritenzione idrica
  • Edemi venosi e linfatici
  • Problemi circolatori
  • Rimodellamento di glutei e gambe
  • Drenaggio postoperatorio

Questa tecnica, dunque, si configura come una “terapia della pressione” oltre che un trattamento disintossicante. I programmi computerizzati utilizzati, difatti, permettono di ristabilire un efficace drenaggio linfatico, aiutando a promuovere l’eliminazione delle tossine in modo naturale dall’organismo. I vantaggi della  rivitalizzazione e ossigenazione dei tessuti  sono: perdere i chili in eccesso,  ridefinire i contorni del corpo delle gambe, della pancia e delle braccia, migliorando il tono della pelle.

Se gli effetti sul sistema circolatorio e su quello linfatico rappresentano il perno di questa tecnica, altrettanto importanti sono i contributi che la pressoterapia riesce a fornire nel contenimento e la cura di alcuni disturbi non secondari. Molti di questi disturbi sono largamente diffusi nella società contemporanea e alimentati dalle abitudini che la stessa impone agli individui.

I vantaggi della  pressoterapia, spesso in abbinamento con altre tecniche:

  • Aiutare il metabolismo
  • Ridurre lo stress
  • Contenere il gonfiore ed il dolore degli arti inferiori
  • Migliorare l’elasticità e il tono della pelle
  • Ridurre il gonfiore addominale
  • Defaticare i muscoli

La pressoterapia come funziona ?

La pressoterapia è un sistema di compressione controllato da computer che opera con pompe ad aria. Il dispositivo dispone di cinque camere separate che sono posizionate intorno agli arti. Le parti gonfiabili sono programmate per agire sullo spostamento del flusso venoso e linfatico, partendo dalle caviglie e spostandosi sulle cosce. I tubolari gonfiabili possono anche essere usati per le braccia.

Il dispositivo contempla l’utilizzo di programmi specifici e diversificati a seconda dell’area da trattare e del disturbo da curare. Progettata, in origine, per aumentare la circolazione sanguigna e linfatica, la pressoterapia ha dimostrato di avere effetti importanti sulla circolazione del fluido extracellulare, riducendo, inoltre, il gonfiore addominale, il gonfiore in generale e l’edema, migliora l’affaticamento delle gambe e migliora il flusso di ossigeno in tutto il corpo.

Trattamento e sedute di pressoterapia

La pressoterapia è una tecnica utilizzata in medicina estetica ed effettuata da studi medici qualificati o comunque sotto la supervisione di personale qualificato. Nonostante sia da considerarsi un massaggio drenante, è sempre opportuno consultare un medico per determinare la condizione generale del soggetto e la presenza di patologie che potrebbero rappresentare un limite al trattamento. Dopo questa prima fase è necessario pianificare il tipo di programma ed il numero di trattamenti da effettuare.

Il trattamento dura dai 30 ai 60 minuti e deve necessariamente essere effettuato almeno una volta a settimana. Con un numero di sedute settimanali superiori è possibile ottenere risultati maggiormente soddisfacenti e in un lasso di tempo contenuto. La durata totale dei trattamenti dipende dalle aree da trattare e dai risultati ottenuti. È necessario comunque tenere in considerazione un numero di trattamenti non inferiore a 8/10; mediamente sono consigliate 15 sedute totali.

I costi della pressoterapia si aggirano sui 60 euro a seduta.

Il trattamento è indolore ed è accompagnato da una piacevole sensazione di pressione sul corpo come avviene nei tradizionali massaggi. Alla fine del trattamento si avverte solitamente la necessità di urinare a causa della stimolazione dei fluidi corporei che vengono fatti defluire nei canali linfatici e filtrati dai reni, finendo nelle urine.

La pressoterapia per contrastare la cellulite

Una delle applicazioni più diffuse della pressoterapia è quella per contrastare la cellulite ed in generale gli accumuli di liquidi nel tessuto sottocutaneo. Come noto, la cellulite è determinata da un ristagno di lipidi, acqua e sostanze di scarto nel tessuto sottocutaneo. Questo ristagno è determinato dall’interruzione dei canali di comunicazione linfatica, circolatoria e nervosa, favorendo la formazione di questi accumuli di sostanze. Nel tempo la cronicizzazione del problema porta alla formazione di tessuto fibroso che finisce per deteriorare ulteriormente la funzionalità del sistema.

L’uso della pressoterapia, dunque, agisce su questi sistemi di comunicazione ristabilendo e favorendo il drenaggio linfatico e la circolazione sanguigna. Il ripristino delle funzionalità, agendo positivamente sullo smaltimento delle sostanze ristagnanti, favorisce la perdita di peso corporeo e la riduzione della cellulite. Gli effetti benefici, inoltre, non si limitano al tessuto sottocutaneo ma si estendono anche alla pelle. È stato riscontrato un effetto levigante sulla pelle riducendo gli effetti antiestetici della cellulite come la pelle a buccia di arancia.

Per questi effetti benefici, la pressoterapia si è ritagliata un importante ruolo nella cura della cellulite affermandosi come uno dei trattamenti più utilizzati. Il suo utilizzo con altre tipologie di trattamenti e terapie ne amplifica fortemente i risultati positivi soprattutto su aree del corpo come glutei e cosce.

benefici della pressoterapia sul sistema linfatico sono noti sin dall’introduzione di questa tecnica. Grazie a queste caratteristiche, che consentono l’eliminazione delle tossine, la pressoterapia ha mostrato la sua validità anche come trattamento da affiancare ad una dieta sana ed equilibrata orientata alla perdita di peso in eccesso. La stimolazione dei tessuti, inoltre consente di tonificare progressivamente la pelle nel corso della dieta riportandola alla sua elasticità naturale.

La pressoterapia e i muscoli

Oltre alle applicazioni finalizzate al ripristino della microcircolazione, la pressoterapia trova ampio impiego anche come trattamento per i muscoli e le articolazioni. In questo caso il trattamento si attiva per contrastare la stanchezza muscolare, per rilassare i muscolialleviare gli spasmi, i dolori ed eventuali traumi. A tal proposito la pressoterapia è utilizzata da atleti nel corso della stagione agonistica.

Meno noti, ma altrettanto importanti sono i benefici del trattamento sull’apparato digerente ed in particolare nel transito intestinale. Tale effetto è determinato del trattamento pressoterapico nella zona addominale dove gli effetti possono essere benefici anche per il gonfiore.

Massaggio linfodrenante manuale o pressoterapia?

Il massaggio linfodrenante ha rappresentato a lungo uno strumento per combattere la ritenzione idrica ed in generale favorire il drenaggio linfatico attraverso la stimolazione delle strutture deputate. In qualche modo è possibile definire la pressoterapia come una evoluzione moderna del massaggio drenante sebbene le differenze tra i due trattamenti rimangano marcate. È importante sottolineare, comunque, che la pressoterapia consente rispetto al massaggio linfodrenante manuale:

  • Una maggiore azione in profondità
  • Una stimolazione più incisiva e costante
  • La modulazione della sua intensità

La pressoterapia ha delle controindicazioni?

Nonostante tutte le opinioni positive su questo procedimento, la pressoterapia ha alcune controindicazioni limitate a quegli individui che hanno particolari patologie o condizioni cliniche a rischio. Le restrizioni si estendono anche a donne incinte o durante il ciclo mestruale, nonché a tutti quei soggetti con un quadro del sistema circolatorio compromesso.

Il trattamento pressoterapico è controindicato in caso di:

  • Trombosi
  • Tromboflebite
  • Trombosi venosa profonda
  • Emofilia
  • Fragilità dei vasi sanguigni.
  • Diabete mellito
  • Ciclo mestruale
  • Fratture
  • Infiammazioni della pelle
  • Gravidanza
  • Lesioni dei vasi sanguigni
  • Insufficienza renale
  • Malattie cardiovascolari
  • Malattie del fegato

È importante sottolineare come il consulto medico sia la strada principale per conoscere in modo dettagliato ed esaustivo le proprie condizioni di salute e la presenza di eventuali limitazioni per il trattamento. Difatti, nonostante il trattamento non mostri effetti indesiderati di alcun tipo, la sua azione sul sistema circolatorio impone prudenza nei soggetti con patologie importanti pregresse o con particolari condizioni. Ad oggi l’unico effetto collaterale del trattamento sui pazienti è la sensazione o la necessità di urinare al termine delle sedute.

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ragazza con mal di schiena

Mal di schiena: le diverse cause e come curarlo

Il mal di schiena è un dolore molto comune, anzi il più comune fra i dolori muscolo-scheletrici, almeno per la popolazione italiana. Ciò che è peggio è che in molti casi diventa cronico, e chi ne soffre pensa di doversi adattare a conviverci, soprattutto le persone un po’ più avanti con gli anni, che lo giustificano dicendo “ah, è l’età!”.

In realtà si può fare qualcosa per curare il mal di schiena. A volte è necessario modificare delle abitudini, altre volte si può ricorrere alla fisioterapia e alle tecnologie di cui dispone. In ogni caso per affrontare il proprio mal di schiena è fondamentale individuarne la causa.

Sembra semplice a dirsi ma di fatto non lo è, e nella maggior parte dei casi serve rivolgersi ad uno specialista della colonna vertebrale per individuarla. Le cause dei dolori alla schiena infatti sono molteplici e a seconda del tipo di mal di schiena si adottano diversi approcci per curarla.

Il mal di schiena è la terza causa di assenza dal lavoro

Sarà vero che tutti noi, almeno una volta, abbiamo sofferto di mal di schiena? In alcuni casi è un dolore temporaneo, in altri può diventare cronico. I dati sul mal di schiena sono leggermente diversi da fonte a fonte, ma per farci un’idea, possiamo dire che ne soffrono circa il 25% dei lavoratori. Il mal di schiena è infatti la terza causa di assenza dal lavoro dopo la normale influenza e le malattie a carico delle prime vie respiratorie. Negli individui con più di 50 anni la percentuale di chi ha dolori alla schiena si alza molto, oscillando tra il 60 e l’80%.

Se stai leggendo questo articolo probabilmente hai anche tu mal di schiena e stai cercando una soluzione. La prima domanda che devi porti è “che tipo di mal di schiena ho?” e la seconda domanda è “perché ho mal di schiena?”. Vediamo nello specifico quali sono le cause del mal di schiena e le patologie più frequenti. Poi vedremo come la fisioterapia può curarla con terapie non invasive.

Mal di schiena: la diagnosi

diagnosi mal di schiena

Mal di schiena cause” è una ricerca molto comune su Google. E le risposte a questa domanda sono spesso confuse. Le cause del mal di schiena possono essere tante e a volte più di una per uno specifico dolore alla schiena.

Quasi sempre per trovare le cause ci si rivolge al medico di base, che a sua volta indica lo specialista a cui rivolgersi. Lo specialista, durante la prima visita, deve individuare il punto di origine del dolore. Potrebbero bastare alcuni test specifici per farlo. Qualora non dovessero bastare i test lo specialista chiederà al paziente di fare un esame diagnostico, per esempio una radiografia, oppure (ancora meglio) una risonanza magnetica.

Scoperta l’origine, potrà fare la diagnosi. La diagnosi viene da tre passaggi:

  1. Anamnesi: racconto del paziente + domande specifiche per interpretare i sintomi;
  2. Esame clinico: visita con esecuzione di test specifici;
  3. Eventuale esame strumentale: radiografia o risonanza magnetica (o altro),

Mal di schiena: le cause più comuni

Il mal di schiena può provenire da un trauma, ad esempio un infortunio o un movimento sbagliato. In questo caso è semplice individuare la causa perché il paziente si accorge del momento in cui succede. In questi casi il dolore è molto intenso e localizzato e si sentono delle fitte alla schiena e difficoltà a stare seduti o in piedi (posizioni in carico).

Una curiosità: la maggior parte dei pazienti quando sente una fitta molto forte dice di aver avuto uno strappo alla schiena. Vi sorprenderà sapere che quasi mai è così. Il vero strappo alla schiena è rarissimo.

Attenzione, trauma a parte, anche un dolore meno acuto ma prolungato non deve essere ignorato. Altri e diversi fattori possono portare dolore alla schiena cronico, che (è dimostrato) limita molto il paziente nella vita di tutti giorni e influisce negativamente sul suo umore.

Le cause del mal di schiena cronico possono essere moltissime. Possono essere le abitudini posturali scorrette al lavoro, a casa o in macchina, se si guida tanto. La sedentarietà, perché viene meno l’elasticità della colonna. Anche l’attività sportiva svolta male, perché si carica in modo sbagliato la colonna vertebrale. Questo è particolarmente rischioso in giovane età, quando ancora lo scheletro si sta sviluppando. Inoltre, come per moltissime altre patologie, può essere una causa del mal di schiena l’obesità. Essere in sovrappeso obbliga la colonna vertebrale ad un perenne peso eccessivo, ad una postura adattata e ad una motricità alterata.

Le cause del mal di schiena sono miste

È importante sapere che non tutte le cause sono di tipo “meccanico”, ma possono essere miste. Un’altra causa poco considerata ma molto importante è la causa viscerale. Sono soprattutto gli osteopati a individuarla per la loro formazione olistica oltre che scientifica. La causa viscerale può essere per esempio la frequente colite, o il colon irritabile. Ricordiamo che l’intestino è avvolto dal peritoneo, il quale ha rapporti con la colonna vertebrale.

Anche la predisposizione purtroppo è una causa di dolore alla schiena. C’è chi è più propenso “all’usura” delle vertebre o dei dischi intervertebrali.

Non dimentichiamo poi il fattore emotivo. Un numero sempre maggiore di studi recenti ha messo in evidenza una stretta relazione fra mal di schiena e input emotivi. Lo stress e la tensione possono manifestarsi in dolori lombari o cervicali.

Il mal di schiena e l’ernia del disco

modello ernia del disco

La patologia della schiena che più tormenta i pazienti è l’ernia del disco. Purtroppo anche quando in realtà non c’è! Forse perché è la patologia più conosciuta, un gran numero di pazienti che hanno mal di schiena tende a dare la colpa all’ernia, e se la auto-diagnostica. Per fortuna non è sempre così, non sempre c’è un’ernia e a volte, anche se c’è, non è quella la causa del mal di schiena.

L’ernia discale si ha quando la porzione più esterna del il disco (anello fibroso o anulus) compreso tra due vertebre si fessura e ne fuoriesce del materiale discale (nucleo polposo). Se questo materiale comprime dei nervi, oltre al forte dolore si possono avere altri sintomi come il formicolio o sintomi più gravi. In alcuni casi si può arrivare al temuto deficit di forza (“paresi periferica”) di un movimento specifico. Ad esempio l’impossibilità di camminare sulle punte dei piedi oppure sui talloni.

Va detto però, che molte ernie sono asintomatiche, nel senso che ci sono ma il paziente non ha nessun dolore e non se ne accorge. Altre volte l’ernia provoca un dolore molto acuto nella fase di infiammazione iniziale per poi rimanere latente senza ulteriori conseguenze.

L’approccio per curare l’ernia si differenzia a seconda che il paziente si trovi in fase acuta, subacuta o cronica. Per tutti i casi esistono diverse terapie non invasive che possono aiutare. Solo in alcuni e limitati casi si ricorre all’intervento chirurgico per asportare l’ernia.

L’approccio per la cura dell’ernia e del mal di schiena in generale dipende anche dalla zona della colonna vertebrale interessata. Vediamo allora in breve com’è fatta la nostra spina dorsale…

Colonna vertebrale lombare, dorsale e cervicale

disegno vertebre della colonna vertebrale

Il mal di schiena può essere lombare, cervicale o dorsale a seconda di quale parte della colonna vertebrale colpisce. La colonna vertebrale è composta da 33 vertebre impilate una sopra l’altra che sostengono il corpo e proteggono il midollo spinale.

Se hai mai fatto una risonanza magnetica alla schiena nel referto potresti aver visto scritto C2-C3 oppure L4-L5. Queste diciture non indicano altro che la vertebra specifica di cui si parla, oppure (quando c’è il trattino) lo spazio tra quella e quell’altra vertebra.

Queste 33 vertebre sono divise in 5 aree: cervicale, dorsale, lombare, sacro e coccige. La colonna cervicale è composta da 7 vertebre. Poi c’è la parte dorsale (o toracica) che ne ha 12 e la colonna lombare con 5. Ricapitolando:

  • Cervicale C1 – C7;
  • Dorsale T1 – T12;
  • Lombare L1 – L5;

Le ultime vertebre sono fuse in due blocchi: 5 vertebre fuse compongono il sacro e altre 4 il coccige.

Anche se è la sezione intermedia quella con più vertebre, nella maggior parte dei casi i pazienti che curiamo hanno dolore alla zona cervicale o mal di schiena zona lombare. Il dolore a metà schiena, o mal di schiena dorsale, è meno diffuso.

Mal di schiena lombare o lombalgia

mal di schiena lombare o lombalgia

Quando si ha mal di schiena basso o al fondoschiena si parla di mal di schiena lombare oppure lombo-sacrale. Il termine scientifico che indica questo tipo di mal di schiena è lombalgia. La lombalgia è ancora più diffusa della cervicalgia, che è comunque molto comune.

La zona lombare della colonna mette in comunicazione la parte inferiore con la parte superiore del corpo e per questo è interessata da quasi tutti i nostri movimenti. Le vertebre lombari hanno un ruolo fondamentale nel sorreggere il nostro corpo e vanno per questo tutelate. È in particolare molto importante tenere allenati (con esercizi specifici e controllati) i muscoli profondi che sostengono la colonna.

Questo vale per tutta la colonna e per tutti i tipi di mal di schiena: se i muscoli detti stabilizzatori, quelli che sorreggono le vertebre, non fanno bene il loro lavoro, la spina dorsale andrà in affaticamento, con possibile comparsa dei primi sintomi. Bisogna inoltre evitare di fare sforzi se la schiena non è in posizione di sicurezza e imparare a mantenere una corretta postura nei diversi momenti della giornata.

Una corretta prevenzione potrebbe già fare molto per evitare il mal di schiena, ma si sa, nella frenesia della vita quotidiana non sempre si ha il tempo di pensare alla prevenzione e troppo spesso si inizia a curare la schiena solo dopo che ha iniziato a fare male o che si è verificato un danno come l’ernia del disco.

Lombosciatalgia o lombocruralgia: il dolore è alla gamba

Attenzione però, un danno alla colonna vertebrale non necessariamente genera dolore alla schiena lombare. Un’ernia lombare può causare anche dolore irradiato alla parte posteriore della gamba o alla natica. In questo caso si parla di lombosciatalgia (o più comunemente sciatica). Meno frequentemente SI può avere anche la lombocruralgia, se il dolore interessa la porzione anteriore della coscia.

La lombosciatalgia è la conseguenza di una compressione dei nervi nella zona bassa della schiena che fa infiammare il nervo sciatico. Il nervo sciatico è il più lungo di tutto il nostro corpo, parte dal fondo schiena e arriva fino al tallone. Ecco perché i sintomi possono non essere per forza dolori alla schiena bassa ma anzi riguardare la gamba.

È una patologia un po’ ingannevole perché il dolore e la causa del dolore sono in punti diversi. Anche la lombosciatalgia può essere acuta, subacuta o cronica e va in entrambi i casi attentamente curata.

Cos’è il colpo della strega

È ingannevole anche il conosciuto colpo della strega, che colpisce sempre la parte bassa della schiena e viene scambiato anche questo spesso e volentieri per “l’esplosione” di un’ernia. Ma cos’è il colpo della strega? Si tratta di un episodio acuto di lombalgia.

Nell’atto di sollevarsi da una posizione piegata il paziente sente una forte fitta alla parte bassa della schiena e avverte subito dopo un senso di estrema rigidità muscolare. Per le prime ore i muscoli sono così rigidi che non si riesce a tornare nella posizione eretta e si può solo trovare un punto di appoggio dove rimanere immobili finché la tensione si allenta.

Il colpo della strega è un trauma improvviso che provoca per un paio di giorni un dolore molto acuto per poi alleviarsi. A volte però può impiegare molto più tempo per svanire del tutto.

Cervicalgia, ovvero dolore alla cervicale

dolore alla cervicale

“Il 50% della popolazione soffre di cervicalgia ad un certo punto della vita” (Ariens, 1999). E da allora probabilmente la percentuale è aumentata. Lo vediamo ogni giorno, la cervicale è per molti un tasto dolente. Il dolore cervicale, o cervicalgia, è sempre più diffuso anche a causa delle posizioni scorrette del collo che teniamo davanti a computer e smartphone.

Anche nel caso del dolore cervicale le cause e i sintomi possono essere differenti. I fastidi più comuni dopo il dolore al collo o alla zona cervico-scapolare sono mal di testa da cervicale, rigidità, tensione muscolare, mobilità limitata, sensazione di bruciore, per arrivare a vertigini e nausea. I sintomi dipendono molto dalla natura della cervicalgia, se viene da problemi posturali, è causato da un’ernia oppure è conseguenza di un trauma.

A proposito di trauma, a quasi tutti sarà capitato di avere qualche volta il torcicollo. Un movimento brusco o un brusco sbalzo termico possono causare una contrattura muscolare che ci impedisce di muovere il collo per qualche giorno. Di solito il torcicollo se ne va in un paio di giorni, ed esistono diversi rimedi per far sì che si risolva più in fretta. Se però la situazione di disagio inizia a durare più di quattro-cinque giorni è meglio rivolgersi ad un fisioterapista.

Sintomi e cura del colpo di frusta

Un altro trauma al collo, che purtroppo ha tempi di recupero più lunghi del torcicollo, è il colpo di frusta. È tipico dei forti tamponamenti in macchina, che costringono il collo ad un rapido e brusco movimento in avanti, e poi anche indietro se manca il poggiatesta.

Il colpo di frusta genera nella maggior parte dei casi uno stiramento dei muscoli ma soprattutto dei legamenti cervicali. Quando l’impatto è molto molto forte ci può anche essere un danneggiamento delle fibre muscolari e legamentose. Il colpo di frusta oltre al dolore al collo può causare anche nausea, vertigini e mal di testa. In alcuni casi anche dolore irradiato all’arto superiore.

La cura del colpo di frusta prevede diverse fasi, inizialmente si devono ridurre il dolore e l’infiammazione con delle terapie strumentali. Dopo di che si passa al trattamento manuale per migliorare le contratture. La terza fase è quella dello svolgimento di esercizi mirati al recupero della mobilità e al rinforzo dei muscoli che sostengono il tratto cervicale.

Quando la cervicalgia non viene da un trauma

Differente l’approccio alla cervicalgia se la causa non è traumatica. In questo caso è importante approfondire le abitudini di vita del paziente per impostare un corretto piano di recupero. Massima attenzione naturalmente anche in caso di ernia. Spesso l’ernia cervicale è riconoscibile perché presenta sintomi differenti, come per esempio formicolio o dolore al braccio.

Il Dott. Cervellini, neurochirurgo spinale che visita presso il nostro centro, ci ha raccontato che spesso arrivano in pronto soccorso pazienti che pensano di avere un infarto e invece si tratta di ernia. A volte il dolore al braccio è intenso al punto che, se è il sinistro, subito si pensa al cuore.

Le ernie cervicali sono un po’ meno probabili delle ernie lombari e ancora più spesso di quelle lombari si cercano di risolvere con la terapia conservativa.

Specialisti del mal di schiena

Dott. Cervellini neurochirurgo spinale

Mal di schiena cosa fare? Secondo il Global Web Index il 97% degli italiani prova dolore muscolo-scheletrico e circa l’80% di questi in genere non fa nulla per trovare dei “mal di schiena rimedi” oppure aspetta molto tempo prima di rivolgersi ad uno specialista. È anche per questo che il mal di schiena è così diffuso e in molte persone diventa cronico influendo sul senso globale di salute.

Ma in molti casi curare o almeno migliorare il mal di schiena è possibile e per farlo è prima di tutto fondamentale una diagnosi precisa. Solo con una diagnosi precisa si può impostare una terapia precisa. Nel nostro centro lavorano tre specialisti della colonna vertebrale, di formazione diversa.

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Problemi di circolazione sanguigna: i sintomi per riconoscerli

Quante volte abbiamo sentito parlare di problemi di circolazione sanguigna? Le disfunzioni del sistema circolatorio sono, infatti, molto diffuse e interessano molte più persone di quanto si possa immaginare. Purtroppo, i problemi di circolazione possono affliggere persone di tutte le età e non soltanto gli anziani, contrariamente all’opinione comune.

Alcuni comportamenti, stati fisici, patologie e stili di vita ci rendono infatti molto suscettibili a queste problematiche. Ne sono un chiaro esempio il fumo, la gravidanza, i disturbi alimentari e tutti quei lavori che costringono a stare in piedi per molte ore. Ma quali sono i sintomi di problemi di circolazione? Vediamoli insieme.

Problemi di circolazione sanguigna? I campanelli d’allarme che non devi trascurare

Le arterie e le vene sono dei veri e propri organi che permettono il passaggio del sangue e la sua distribuzione a organi e tessuti. I sintomi di una cattiva circolazione del sangue si verificano principalmente a livello di mani, piedi, braccia e gambe.

Ma, poiché il sangue trasporta ossigeno, ormoni e sostanze nutritive in ogni parte del corpo, un malfunzionamento dell’apparato circolatorio può causare disturbi di vario genere. Una scarsa circolazione sanguigna può essere, dunque, l’inizio di numerosi altri problemi tra cui:

  1. Ulcere alle gambe o ai piedi: le ulcere sono delle lesioni cutanee che possono essere causate da diversi disturbi. Tra questi, un malfunzionamento della circolazione sanguigna svolge un ruolo preponderante. Infatti, quando un tessuto non è irrorato a sufficienza, inizia a mostrare segni di sofferenza, causati da ipossia con conseguente necrosi. In particolare, le ulcere sono lesioni molto dolorose e si presentano come un’eruzione cutanea infiammata, dalla guarigione piuttosto difficile. Le estremità delle ulcere possono anche manifestare tumefazione e causare dolore a mani e piedi che risultato gonfi per il flusso ematico molto rallentato. Non solo. Il liquido stagnante provoca anche sensazione di intorpidimento degli arti.
  2. Mani e piedi freddi: una corretta circolazione sanguigna permette il mantenimento di una temperatura corporea ottimale. Un rallentamento del flusso ematico influisce anche sulla temperatura corporea e provoca sensazioni di freddo, generalmente a mani e piedi. In alcuni casi, le zone periferiche più distanti dal cuore possono divenire cianotiche.
  3. Dolore al pettodolore al petto o angina e altri sintomi di un infarto possono essere segni di scarsa circolazione sanguigna nelle arterie del cuore.
  4. Vene varicose: le valvole che hanno lo scopo di pompare il sangue si indeboliscono, le vene sotto la superficie della pelle perdono tono, si gonfiano e causano le famose vene varicose. Queste, possono manifestare anche prurito o dolore dopo essere rimasti troppo tempo seduti o in piedi.
  5. Perdita di capelli e unghie deboli: così come la pelle, anche capelli e unghie subiscono i danni di una circolazione non ottimale e, non ricevendo nutrienti a sufficienza, si indeboliscono. I capelli possono diventare secchi e iniziare a cadere. La pelle può diventare secca e pruriginosa, mentre le unghie tendono a indebolirsi e a sfaldarsi facilmente.
  6. Problemi digestivi e perdita di appetito: durante la digestione, la quantità di sangue necessaria all’apparato digerente per svolgere questa funzione, aumenta. Se c’è un minore pompaggio di sangue nel corpo, questo riguarderà tutti i distretti e anche le funzioni digestive ne subiranno le conseguenze. Quando il flusso sanguigno rallenta, è possibile anche la perdita di appetito.
  7. Indebolimento del sistema immunitario: gli anticorpi sono più lenti, pigri, e aumenta la possibilità di ammalarsi. Anche le ferite guariscono più lentamente.
  8. Stanchezza: una cattiva circolazione sanguigna comporta indebolimento muscolare. I muscoli, infatti, ricevono meno ossigeno e sostanze nutrienti, essenziali affinché le fibre muscolari possano contrarsi. Il respiro diventa affannoso, i muscoli sono indolenziti e vi è una minore resistenza fisica anche per svolgere attività semplici che non richiedono grandi sforzi. Infatti, quando il sistema circolatorio rallenta, questo non ha più la capacità di fornire ossigeno, vitamine e minerali in tutto il corpo. Come accennato in precedenza, questo meccanismo può rallentare il metabolismo. Senza il giusto apporto di sangue, ricco di sostanze nutritive, tutto il corpo metterà in moto un meccanismo di difesa al fine di risparmiare più energia possibile. Il risultato di questa conservazione dell’energia è proprio la stanchezza.
  9. Disfunzione erettile: negli individui di sesso maschile i problemi di circolazione potrebbero portare a una quantità insufficiente di flusso di sangue negli organi riproduttivi. Ciò si potrebbe tradursi in una disfunzione erettile.
  10. Scarsa funzionalità cognitiva: se la minore quantità di ossigeno interessa i neuroni, il funzionamento del cervello può subire le conseguenze di una cattiva circolazione sanguigna, ciò comporta una scarsa concentrazione e problemi della memoria a breve e lungo termine.
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Cos’è e a cosa serve l’esame baropodometrico

SPESSO I PAZIENTE CHE SOFFORNO DI FASCITE PLANTARE O SPERONE CALCANEARE DETTO ANCHE SPINA CALCANEARE SI RIVOLGONO A NOI PER UN ESAME BAROPODOMETRICO.

LO STUDIO FISIOCARE DA SEMPRE AIUTA I PAZIENTI CON QUESTE PROBLEMATICHE FORNENDO LORO RAPIDO SOLLIEVO DAL DOLORE.

L’esame baropodometrico è utile per studiare le pressioni che esercita il piede durante la camminata. Si tratta di un esame piuttosto semplice e per nulla invasivo, che viene svolto in assenza di radiazioni o campi magnetici. In questo modo è possibile studiare la posizione che il piede assume quando viene appoggiato sul terreno, in totale sicurezza.

Per farlo è sufficiente camminare su una particolare pedana, dotata di sensori che rilevano la posizione del piede e analizza i diversi punti di carico.

La pedana baropodometrica è uno degli strumenti più importanti per lo studio del piede e per la postura del corpo. Ma in cosa consiste più esattamente l’esame e per cosa è utile? Vediamolo insieme nel nostro articolo!

Esame baropodometrico: cosa c’è da sapere?

In genere l’esame baropodometrico si esegue su pazienti che presentano particolari patologie al piede. I risultati sono utili per individuare le misure per creare un plantare ortopedico su misura, in grado di migliorare la qualità della vita del paziente.

Inoltre, a distanza di un anno dalla prima visita, dopo aver utilizzato il plantare per un lungo periodo, è possibile ripetere l’esame per individuare i miglioramenti e correggere la diagnosi fatta in precedenza.

Per questo l’esame baropodometrico è utile non solo per stabilire una terapia ma anche per indagare i risultati e valutare le condizioni di salute del paziente.

L’esame può essere svolto sia in forma statica che in modalità dinamica.

Nel primo caso, il paziente dovrà salire a piedi nudi sulla pedana e attendere fino a quando non saranno rilevati i dati necessari per completare la diagnosi. Una volta salito sulla pedana, si ottiene il baricentro corporeo, l’appoggio del plantare e le dimensioni millimetriche del piede. Durante l’esame sarà necessario spostare il peso sui talloni e sull’avampiede, per individuare eventuali sovraccarichi anomali.

Nel caso dell’esame baropodometrico dinamico il paziente dovrà passeggiare sulla pedana che, grazie alla moderna tecnologia, individuerà la pressione e i sovraccarichi esercitati dal piede durante la camminata. L’esito dell’esame è in grado di fornirci, oltre alla mappa dei carichi, anche informazioni sulla pronazione e supinazione dell’articolazione tibio-tarsica e dell’avampiede.

In genere, per evitare di condizionare il paziente durante la camminata, si consiglia di spostare il monitor con le informazioni del test. In questo modo l’esame sarà più veritiero e non controllato dalla volontà del paziente.

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